Voce narrante: Salvo Genovesi
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Sono stato già qui nel 1898, ma allora non ero così bello, giovane e dandy.

Quello che vedi è ciò che vedo io…quando non mi guardo allo specchio.
Per quello che sono, per la libertà di poterlo essere alla luce del sole, sono stato giudicato…condannato a due anni di lavori forzati che hanno cambiato il mio spirito ed il mio corpo.

Scontata la mia pena, ho perso tutto, moglie, figli, prestigio e denaro. Costretto a fuggire dalla vittoriana e bigotta Inghilterra, ho preferito viaggiare sotto mentite spoglie. Quante umiliazioni…come essere invitato ad alzarmi dal tavolo di un ristorante, perché indesiderato.
Qui a Taormina, invece…accolto in una ritrovata Arcadia, in questo magico posto ho apprezzato e goduto della bellezza dei paesaggi e della genuinità della gente, ho frequentato l’atelier del pittore Otto Geleng, lo studio fotografico di Wilhelm von Gloeden, che tanto ha insistito affinché io ritornassi.
Da questo posto ho scritto al mio “amore”: «ho trovato quaggiù il paradiso degli innamorati dove verremo un giorno a vivere insieme».
Ho dovuto lasciare Taormina il 13 febbraio 1898, ma adesso… sono di nuovo qui! Sono tornato grazie alla “follia” di chi mi ha voluto ritrarre, perché grazie alla follia possiamo creare…amare…i poeti e gli artisti devono essere ispirati, ma per esserlo qualcuno deve soffiarci dentro, un dio?… forse?
Platone diceva: «i doni più grandi ci vengono dalla follia, naturalmente concessa per dono divino»
È forse dunque per il dire di Platone che mi ha immaginato così?
Giovane, con un garofano verde nel taschino, e le farfalle blu
Perché?
Il garofano verde, per omaggiare il romanzo di Robert Hichens, che ha raccontato la mia storia d’amore.
Sul volo di farfalle, Hermann Hesse può dire meglio di chiunque altro…dice che la farfalla non è un insetto come gli altri, ma solamente l’ultima più elevata ed importante fase della sua esistenza.
È la forma festosa nuziale di un insetto che è stato giacente crisalide e ancor prima affamato bruco.
La farfalla non vive per cibarsi o per invecchiare, vive solamente per amare e concepire ed è per questo che è avvolta in un abito mirabile.
È l’emblema sia dell’effimero, sia di ciò che durerà in eterno.
«Si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può vivere»

